Cose da Pazzi

Palermo, Verona, Milano. La sindrome di Istanbul è stata ufficialmente contagiata dalla A.S. Roma. Per la terza volta, la squadra di Spalletti riesce a farsi rimontare dopo essere andata in vantaggio di 3 reti fuoricasa. Questa volta in palio c'era la Supercoppa Italiana, trofeo di inizio stagione di scarso prestigio ma comunque di indubbio valore. A contendersi la coppa, dopo le sentenze di Calciopoli si sono ritrovate Inter e Roma, già protagoniste della scorsa finale di Coppa Italia. L'Inter, dopo la sontuosa campagna acquiati estiva scende in campo con una formazione rinnovata e galattica, mentre la Roma conferma la squadra della passata stagione, quella delle 11 vittorie consecutive lasciando in panchina o in tribuna tutti i suoi acquisti. Uno scontro sulla carta improponibile ma che sul campo si rivela assolutamente sorprendente. Dopo 35 minuti infatti la Roma conduce per 3-0, grazie alla rete di Mancini e alla dopppietta di un sontuoso Aquilani. Ad impressionare non è tanto il risultato, ma la prestazione dei giallorossi che con un gioco corale e veloce penetra spesso e volentieri nella metà campo nerazzurra. Con il risultato in tasca, la Roma fa di nuovo Harakiri. A riaprire la gara è Vieira che con un colpo di testa allo scadere della prima frazione gela Doni. La ripresa vede un Inter a caccia dell'impresa, la quale si materializza grazie al gol in girata di Crespo e al facile tap in dell'onnipresente Vieira. Le squadre arrivano ai tempi supplementari, che vengono decisi da una bella punizione di Figo, miglior in campo, che beffa il colpevole Doni sul proprio palo. Per la Roma non c'è più tempo tranne che per vedere Chivu rimediare un cartellino rosso per proteste. La squadra capitolina, per evidenti limiti di organico, non può ancora competere con le milanesi ed il solo innesto di Pizarro, pupillo di Spalletti, non può colmare questo divario. Onore comunque ai giallorossi che per un tempo hanno ridimensionato, prendendoli a pallonnate sul proprio terreno di gioco, i "GALACTICOS" italiani.

Oggi a Buda, domani a Pest

Mai proverbio si è rivelato più veritiero. Nella città delle dicotomie e degli opposti, come in un quadrato semiotico ambulante, feste e lutti si rincorrono spasmodicamente influenzando la vita di residenti e villeggianti. Se rincorri una ciuffa in un prato, puoi essere pinzato e tornare encefalitico (qualcuno sa cos'è?), il padrone della città è uno spirito che fa il pizzo ai negozi assumendo le sembianze di un cane, che il giorno prima si lascia domare e quello dopo ti azzanna (vero Andrea?). Il suo fido scudiero è Marino, catanese di 35 anni e di oltre 100 chili che gestisce gli appartamenti più belli della città e si accaparra le ciuffe migliori. c'è chi per ballare ha rischiato le botte, chi con due case libere ha preferito pascolare da un temporale all'altro, chi è stato tutti i giorni al telefono tranne quello in cui si è ritrovato nel mezzo di una tragedia, chi ha comprato una scatola in legno ed ora gira come un pazzo per le gioiellerie del belpaese. chi voleva entrare alla piscina dell'Isola Margherita e invece non era vero, chi ha dovuto dare un appuntamento sbagliato per poi incontrarsi al posto giusto per poi darsi il giorno dopo un appuntamento giusto e trovarsi per ore al posto sbagliato, chi ha voluto fregare e invece è rimasto fregato, chi voleva pagare e invece è stato rimborsato, chi è stato tenuto in cantina per 7 giorni per essere tirato fuori dal cilindro solo l'ultimo giorno, chi custodiva fogli come reliquie e dopo 10 minuti erano più unti di una foca, chi credeva che case e aerei non esistevano, chi voleva andare al lago e invece è rimasto allagato, chi voleva uscire alle 11.20 e tornare prima delle 3, chi si vantava del posto 18 E, chi credeva di essere rapinato e marciava a passo d'oca, chi voleva un bongio e chi pinzava. E comunque sappiate tutti che Oggi a Buda, domani a Pest.