Cappelle Berbere in Finale!!!


Create polls and vote for free. dPolls.com

Il ricattatore

TRONCHETTI PROVERA
Tronchetti Provera nel 1978 entra nel Gruppo Pirelli dalla porta principale: sposa, infatti, in seconde nozze Cecilia, figlia di patron Leopoldo che lo introduce in azienda nel 1986 come Socio Accomandatario. Il suo ruolo all'interno di Pirelli è decisivo per tutto il decennio successivo, e nel 1988 diventa Amministratore Delegato e Direttore Generale di Société Internationale Pirelli S.A. a Basilea. Dopo il fallimento dell'acquisizione della tedesca Continental AG, Leopoldo Pirelli è così costretto ad abbandonare la guida della società e nel 1992, Marco Tronchetti Provera diviene vice presidente esecutivo ed amministratore delegato della Pirelli S.p.A. In pochi anni Tronchetti Provera cambia radicalmente l'assetto dell'azienda, puntando molto sullo sviluppo tecnologico dei cavi e delle fibre ottiche e mettendo in secondo piano il settore degli pneumatici.
Dal 1995 al 1999 ricopre la carica di Vice Presidente di Pirelli & C. Riceve intanto anche il titolo di Cavaliere del Lavoro grazie al lavoro di rilancio fatto alla Pirelli che al suo arrivo usciva dal fallimento dell'acquisizione della Silverstone ed era sommersa da oltre tre miliardi di debiti. Secondo i critici il risanamento della Pirelli sarebbe consistito nello smobilitare tutti gli asset societari per far cassa, trasformando un importantissimo gruppo industriale in un guscio vuoto.
Nell'estate del 2001 una cordata guidata da Tronchetti Provera e Benetton rileva il 100% di Bell S.A., la holding lussemburghese che controlla Olivetti. L'acquisizione permette a Pirelli e Edizione Holding di acquisire il controllo del gruppo Telecom Italia (di cui Bell detiene il 25%). L'operazione porterà alla creazione di una newCo controllata al 60% da Pirelli e al 40% da Edizione Holding.
LA 7
Fondata nel 1974 con il nome di Telemontecarlo TMC prima e acquistata dai brasiliani di Globo Tv (prendendo in prestito il logo) successivamente passa sotto il controllo di Montedison e nel 2001 viene venduta da Vittorio Cecchi Gori alla Seat Pagine Gialle del Gruppo Telecom Italia guidato all'epoca da Roberto Colaninno e Lorenzo Pellicioli. L'intento dei due manager è creare un nuovo network in grado di competere contro i tradizionali sei canali nazionali raggiungendo, nel medio periodo, uno share del 5%. Il 24 giugno 2001 il logo di Telemontecarlo lascia il posto al nuovo marchio "LA7" durante una serata inaugurale condotta da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto dalla discoteca Alcatraz di Milano che per l'occasione trasformata in uno studio televisivo. In contemporanea, per la zona del Lazio, viene trasmessa la festa ufficiale per la vittoria dello scudetto della Roma con Sabrina Ferilli, madrina d'eccezione visibilmente emozionata. Gli ascolti sono altissimi per un'emittente così piccola (circa 2 milioni di telespettatori).
La linea editoriale scelta per il canale è quella di una televisione frizzante, movimentata e un po' trasgressiva. Il palinsesto estivo è solo un assaggio di quello che in autunno sarebbe dovuto andare in onda. A settembre 2001 in seguito alla cessione di Telecom Italia al gruppo Pirelli vengono cambiati i vertici della rete. La linea editoriale dell'emittente subisce una virata netta da tv per giovani a tv di nicchia dedicata prevalentemente all'informazione e all'approfondimento con obiettivo di share pari al 2% , ascolto sempre conseguito anche quando la rete si chiamava Telemontecarlo
POTERE RICATTATORIO
Quello di Marco Tronchetti Provera può definirsi a tutti gli effetti un potere parastatale in grado di ricattare addirittura lo Stato stesso. Sembra, ad esempio, che tutte le comunicazioni internazionali dirette verso Cuba, e stati africani come Somalia e Libia (per citarne alcuni) passino, per motivi dovuti ad accordi di linee telefoniche internazionali, per l’Italia e dunque siano reindirizzate verso i paesi destinatari da Telecom. Tanto è vero che dal momento in cui si è iniziato a parlare di una possibile cessione di Telecom, importanti aziende americane abbiano presentato concrete e sostanziosi offerte in moda da entrare in possesso di informazioni delicate quanto preziose. Se questo discorso vale per le chiamate internazionali, figuratevi cosa può accadere per quelle nazionali. Telecom può tranquillamente disporre di tutti i tabulati delle chiamate effettuate in Italia e lo fa senza tanti scrupoli sulla privacy. Si è arrivati così alle esplosioni di numerosi scandali dovuti ad intercettazioni telefoniche (Scandalo Unipol, Calciopoli e Vallettopoli su tutti). Ora è evidente che chi è in possesso di tante informazioni gode di un potere ricattatorio enorme ed è in grado di distruggere qualsiasi persona a prescindere dal ruolo che ricopre. Calciopoli ne è stato un esempio. Moggi, che sapeva benissimo di essere controllato (lo testimonia lo smodato uso di schede svizzere) è stato la vittima principale del potere Telecom-Provera. Big Luciano, che ha peccato molto di presunzione ritenendosi invincibile per avere la protezione della Fiat e per la sua decennale amicizia con l’ex Ministro dell’Interno Pisanu, si è dovuto ricredere delle sue convinzioni appena è caduto il governo Berlusconi. Sono uscite tutte le sue marachelle, perché hanno voluto fare uscire le sue, altrimenti ne avremmo visto delle belle (lungi da me voler assolvere Moggi). Ma veniamo a La 7. Il 24 Giugno 2001 l’emittente ex TMC, viene ceduta in circostanze poco chiare da Vittorio Cecchi Gori (che voleva costituire un terzo polo televisivo) alla Seat Pagine Gialle del Gruppo Telecom (Cecchi Gori è ancora in causa per riavere le sue televisioni, in quanto dalla cessione ha ricavato euro 0). Grazie alla presenza di grandi conduttori televisivi (Costanzo, Santoro, Fazio su tutti) la rete rischia di far fare il botto a Rai e Mediaset anche per gli incredibili (per LA7) ascolti fatti registrare nella serata di presentazione della nuova emittente. Ma cosa accade? Nel corso dell’estate, a seguito della cessione di Telecom Italia al Gruppo Pirelli (guidato da Tronchetti Provera), viene completamente stravolto il palinsesto della rete e cambiati i vertici della rete. A Settembre la programmazione riprende con ascolti irrisori fermi al 2%. Ma perché è stata fatta questa scelta? Semplice, per due motivi. Punto primo: mettersi contro i poteri forti del duopolio Rai-Mediaset non era affatto nelle intenzioni di Tronchetti (semmai più in quelle del Cecchi Gori). Punto secondo: aver dimostrato di poter avere un’emittente dal potenziale così forte equivaleva a mettere sotto scacco il duopolio. La 7 ha continuato ad essere una tv di nicchia, mentre la Telecom caso strano ha proseguito a fare pubblicità sulle due grandi emittenti della tv generalista, versando nelle loro tasche tanti soldi. Per tutta questa serie di motivi, dunque, all’esplodere dello scandalo Calciopoli neanche il Cavalier Berlusconi ha potuto muovere un dito (pur essendo molto intimo con il Moggi, al punto da ospitarlo a Palazzo Madama) anche perché è stato fatto scoppiare ad arte appena ha perso le elezioni (le intercettazioni pronte da Settembre, in quanto relative al Campionato precedente sono state messe in circolazione a Maggio). Moggi, obiettivo numero uno per i continui attacchi all’Inter (controllato dal Provera tramite Pirelli) è stato messo alla berlina e per la Juve c’è stata la retrocessione in Serie B e per l’Inter l’assegnazione di uno scudetto a tavolino e soprattutto la costituzione di un potere in grado di ricattare chiunque.


Create polls and vote for free. dPolls.com

5 motivi per cui l'Inter può confermarsi Campione d'Italia

1)I nerazzurri possono vantare su una rosa talmente folta da poter schierare 3 squadre competitive, a prescindere dalle assenze. Neanche un maestro come Moratti può depauperare in un solo anno un tale patrimonio

2)Il Milan. Per bocca dell'Amministratore delegato Galliani, anche il prossimo anno lo scudetto non sarà l'obiettivo principale dei rossoneri che preferiscono concentrarsi su trofei più ambiti come Coppa del Mondo per Club, Supercoppa Europea e Champions League.

3)La Juve. Sebbene l'arrivo di Ranieri sia stato accolto con entusiasmo da tutto l'ambiente, la rosa non è ancora competitiva. Servirebbero 3-4 acquisti di livello e nessuna cessione importante, ma lo stesso Ranieri ha sposato il progetto della società di tornare ad alti livelli entro 5 anni

4)La Roma. I giallorossi vicecampioni d'Italia hanno lo stesso problema della Juve, rosa non competitiva per un torneo di 38 partite, a cui non può sopperire la bravura di Spalletti nel gestire quei pochi uomini che ha. Il tetto degli ingaggi condiviso da società e allenatore, non permette sogni di gloria, anzi.

5)La Telecom. L'Inter è gestita dalla Telecom che dopo aver fatto esplodere lo scandalo Calciopoli a proprio piacimento, ha anche scoperto il gusto della vittoria dopo anni di buio. Difficilmente un potere del genere abbandonerà la posizione di vertice raggiunta con questi mezzucci. Almeno fino a che non scoppierà uno Scandalo Telecom.


Create polls and vote for free. dPolls.com

Vai Danilo!

Danilo Di Luca vince il 90° Giro d'Italia. Il corridore di Sporteto (PE) entra così nella storia per essere il ciclista italiano più meridionale ad aver vinto la corsa rosa. Il precedente primato apparteneva infatti al toscano Chioccioli, vincitore nel 1990. Di Luca, che ha dominato il Giro dalla prima all'ultima tappa, è riuscito ad aver la meglio sugli avversari che uno dopo l'altro non sono riuscito a metterlo mai in vera crisi, neanche sul tremendo Monte Zoncolan. Dopo il Camoscio d'oro Vito Taccone, l'Abruzzo può finalmente celebrare un altro campionissimo del ciclismo.


Create polls and vote for free. dPolls.com

Doping

Anche se la prescrizione lo ha estinto, il reato e' stato commesso: dal 1994 al 1998 i calciatori della Juventus furono oggetto di una somministrazione illecita di farmaci. Era stato posto in essere un 'disegno criminoso' volto all'alterazione del risultato sportivo attraverso il reato di frode.Le motivazioni della sentenza n. 21324/2007 della Corte di Cassazione, depositate oggi, con la quale lo scorso 29 marzo la II Sezione Penale aveva dichiarato la prescrizione del reato di frode sportiva nei confronti dell'ex amministratore delegato della Juventus Antonio Giraudo e del medico sociale bianconero Riccardo Agricola chiudono definitivamente la vicenda. E lasciano un retrogusto dolceamaro in vincitori e vinti: i dirigenti juventini non possono piu' invocare la non sussistenza del fatto; i grandi accusatori vedono sostanzialmente confermato l'impianto dell' accusa ma non colgono i frutti sperati perchè‚ il tempo utile e' gia' trascorso.La Corte d'Appello di Torino, nel dicembre 2005, aveva assolto i due dirigenti juventini. In primo grado, invece, il Tribunale di Torino, nel novembre 2004, aveva condannato il solo Agricola a un anno e dieci mesi per frode sportiva.Nella sentenza della Cassazione viene ripreso l'orientamento espresso dalle sezioni unite della Suprema Corte, in base al quale sarebbe da considerare truffa sportiva, utilizzando le norme sul calcioscommesse del 1989, il dopaggio dei calciatori anche prima del varo della specifica disciplina antidoping emanata solo nel 2000. Da qui i giudici sono partiti per affermare ''che continua a costituire reato la somministrazione delle sostanze dopanti anche dopo la nuova legge, alcune sostanze infatti sono espressamente comprese negli elenchi del decreto e le altre rientrerebbero nel decreto in quanto affini''.Era questo il punto di vista sostenuto dal ricorso di Caselli e Guariniello e sposato - nella sua requisitoria - dal sostituto procuratore generale della Cassazione, Vito Monetti, che aveva chiesto un processo d'appello bis; ma i calcoli sui tempi di prescrizione non lo hanno consentito.Anche gli atleti non escono molto bene dalla vicenda: se infatti la Cassazione ha ribadito che chi somministra ai partecipanti alla competizione sportiva sostanze atte ad alterarne la prestazione ''mira fraudolentemente a menomare o a esaltare le capacita' atletiche dei giocatori'', questi ''non possono essere considerati semplici vittime, in quanto una rigorosa interpretazione della norma non consente di escludere a priori la punibilita' nei loro confronti''. Questo anche perche' ''il bene presidiato non puo' essere esclusivamente la tutela della salute dello sportivo, ma anche la regolarita' delle competizioni, posta in pericolo dalla sleale alterazione chimica della propria capacita' di prestazione''.