L'Italia s'è desta

Finalmente dopo anni di buio calcistico, l'Italia torna a farla da padrone sul resto del mondo. Merito soprattutto dei tecnici italiani che stanno impartendo lezioni di calcio in ogni angolo del globo ai loro smarriti colleghi. Ad aprire le danze è stato Marcello Lippi, regalandoci la splendida vittoria ai Mondiali dopo aver annichillito sciamani del calcio come Hiddink e Domenech o emergenti come il padrone di casa Klinsmann. La vittoria iridata ha ridato grande fiato alle squadre ed ai tecnici italiani persino a quelli emigrati. E così il buon vecchio Trapattoni ha strapazzato le avversarie, dominando dall'inizio alla fine il campionato austriaco e il sempreverde Capello sta tenendo a galla un Real Madrid a cui neanche gli ultras più affezionati davano più credito dopo l'eliminazione della Champions, rischiando di regalare uno storico bis sulla panchina blanca. E come non parlare di Carletto Ancelotti alla terza finale di Champions League in cinque anni? Proprio nell'anno più difficile, in cui gli otto punti di penalizzazione avevano reso la Coppa dalle grandi orecchie l'unico mezzo per salvare una panchina che in molti non vedevano più sua già da dopo Natale. A malincuore complimenti anche a Roberto Mancini, non tanto per la vittoria dello scudetto più scontato ed inutile della storia, ma per come è arrivato al traguardo. Record di punti (94 a una giornata dal termine) e di vittorie (17 consecutive, anche se l'unica sconfitta che avrebbe interrotto la serie a 13 gliel'hanno posticipata ad Aprile). Anche Luciano Spalletti ha fatto il suo riportando una Coppa Italia a Roma dopo 16 anni e ai quarti di Champios dopo 23. Certo ne è uscito nel modo peggiore, però il suo calcio a detta di molti è uno dei migliori. Ed infine vorrei sottolineare le imprese di Mazzarri, Cagni e Ranieri. Molti di questi tecnici stanno ancora combattendo per i loro traguardi (vedi Capello, Ancelotti e Mazzarri) ma a prescindere dal risultato hanno comunque dimostrato la loro sapienza tattica che non può essere messa in discussione dal risultato di una gara

Omaggio all'Ungheria

Anno 1956 i carrarmati sovietici entrano in Budapest e reprimono con il sangue la rivolta ungherese, umiliando un intero popolo che ancora oggi prova rancore per quel sanguinoso atto. Ma c'è un episodio che in pochi sanno che ridiede potere all'orgoglio ungherese e che è passato alla storia dello sport.
Ervin Zador entrò negli spogliatoi prima di quanto si aspettasse. Era stanco e arrabbiato per il colpo subito dall’avversario, il suo zigomo era gonfio e il sangue copiosamente gli scendeva lungo il volto.
Ervin Zador non era un pugile che aveva subito un KO, così come qualcuno potrebbe pensare, ma un pallanuotista che aveva appena giocato una partita leggendaria (nonché la partita più violenta mai giocata a livello ufficiale).
Anno 1956, Olimpiadi di Melbourne. Il destino beffardo mette di fronte nella semifinale di pallanuoto URSS contro Ungheria. Erano passati solo pochi mesi dalla tragedia e ne uscì fuori qualcosa di epico. Sin da subito il gioco in piscina si mostrò duro con colpi proibiti sopra e sotto l’acqua, finché Ervin Zador fu colpito al volto da un russo e costretto ad uscire. Gli animi si surriscaldarono ancora di più, in acqua (con sopraccigli spaccati) e sugli spalti, tanto da indurre l’arbitro a decretare la fine del match prima dello scadere. Il pubblico inferocito diede vita ad una gigantesca rissa, i Russi uscirono scortati dalla polizia.
Il risultato finale fu Ungheria 4 – URSS 0.
Il match entrò nella leggenda, e ricordato come “la partita in cui l’acqua si tinse di rosso” (sangue). Le Olimpiadi furono vinte dall’Ungheria e i suoi giocatori divennero eroi. Alcuni di loro non rientrarono più in patria, l’Ungheria “normalizzata” non poteva permettersi di accoglierli. Eroi condannati alla clandestinità.

Senza parole

Clamorosa rivelazione di un ex dirigente juventino, Maurizio Capobianco, al giornale "La Repubblica". Ecco l'intervista
"Solo agli inizi del 2005 sono venuto a conoscenza di almeno quattro casi in cui la Juve ha fatto arrivare beni di ingente valore a due arbitri italiani, a un esponente della Figc, e a uno della Covisoc".Beni di ingente valore? "Beni facilmente monetizzabili che venivano consegnati per il tramite di società terze a soggetti terzi. Terzi legati agli arbitri da rapporti di parentela".Si tratta di affermazioni pesanti, se ne rende conto? "Sono tutte cose che, all'occorrenza, posso dimostrare".A quando risalgono i casi in questione? "Risalgono agli inizi della gestione Giraudo-Moggi nell'anno '95".Chi sono questi arbitri? "Questo non ho intenzione di dirlo, al momento".Quanto ingenti erano questi beni monetizzabili? "20-25 milioni di lire, per ogni "gratificazione"".Dalle intercettazioni è emerso che Bergamo e Pairetto erano in ottimi rapporti con la Juve. "Bergamo non so, Pairetto era di casa alla Juve".Quei "beni" erano destinati a loro? "Non ho intenzione di dire di più, ora. La mia intenzione è solo quella di dare un contributo di verità a tutta questa storia. Però per quanto riguarda Pairetto una cosa le posso dire: nel 2000 proprio lui tirò fuori la storia dei Rolex della Roma. Beh: pochi mesi prima, nell'ottobre del 1999, ricevette dalla Juve una moto che, in seguito, non mi pare si sia premurato di restituire".Perché si è deciso a raccontare queste cose proprio adesso? "Perché prima di Calciopoli quello che vedevo erano i frammenti di una vicenda che ha acquistato senso compiuto solamente dopo. Solo ora mi rendo conto di come hanno rovinato una società con una storia di oltre cento anni, con la complicità di arbitri, giornalisti, e istituzioni. Sulla questione giornalisti la Juve aveva consulenze molto ricche con società vicine ad alcuni di loro. Almeno in un caso, a inizio stagione si stipulava un contratto per studiare dei progetti di comunicazione. Poi a giugno, se la Juve aveva vinto lo scudetto, la società decideva di realizzare quei progetti e pagava il premio alla società di comodo: i progetti, ovviamente, non vedevano mai la luce".Un premio scudetto ai giornalisti. E sulla società Juve le inchieste hanno raccontato tutto? "Quasi. Della Semana srl, la società voluta fortemente nel luglio 2003 da Giraudo e partecipata dalla Juve per il 30 per cento, si è parlato poco. Attraverso la Semana, Moggi e Giraudo, in violazione della legge Pisanu, finanziavano indirettamente le curve. Nei bilanci ci sono fatture da decine di migliaia di euro a gara per l'acquisto di coreografie, striscioni e quant'altro. Che mi risulti Semana è sempre operativa, Giraudo ha ancora il 2 per cento della Juve e questo fa di lui uno degli maggiori azionisti bianconeri. C'è ancora Bettega, è consulente: io me lo ricordo Bettega in società, partecipava a tutte le riunioni con Moggi e Giraudo. Oggi decide tutto Secco (Alessio, direttore sportivo, ndr) che in passato non ha mai mosso un dito senza il consenso di Moggi. Il direttore del personale Sorbone è lo stesso. Renato Opezzi (ad di Semana e procuratore della Juventus, ndr), è da sempre il braccio destro di Giraudo. Il direttore finanziario Michele Bergero e il direttore marketing Fassone (ex guardalinee Aia, ndr) sono sempre lì. La nuova Juve di Cobolli, la chiamano... Ma se si sono tenuti persino Bertolini".Bertolini, quello che andava in Svizzera a comprare le sim per Moggi? "Sì. È ancora lì. Fa l'osservatore ufficiale con tanto di presentazione nell'ottobre 2006 sul sito internet Juventus. Ma dico: è implicato con uno degli scandali peggiori della storia del nostro calcio e noi ce lo teniamo..."Parliamo o delle complicità. Fabiani, il ds del Messina che tirava le fila del mondo arbitrale insieme a Moggi, l'ha mai visto? "Era di casa anche lui. Era così in confidenza con Moggi che all'inizio pensavo fossero parenti. Quando arrivava a Torino si prendeva gli uffici del settore giovanile e quelli diventavano i suoi uffici anche per giorni. La Juventus gli ha addirittura regalato una macchina".Le istituzioni. "Moggi e Giraudo in Figc facevano quello che volevano. Io rimasi molto colpito da come venne coperto un caso di positività alla cannabis di un giocatore. Lo scoprì l'Uefa, '97. Lo comunicò alla Figc e finì tutto lì".

Nani volanti

Si chiama "dwarf throwing", lancio del nano. Qualcuno sostiene che si tratti di una vera e propria disciplina sportiva, altri ritengono che non si possa parlare che di inaudita barbarie. Sta di fatto che si tratta di una pratica piuttosto diffusa. Le regole del gioco sono semplici: tocca munirsi di grandi materassini di gomma, di un arbitro che misuri la lunghezza del lancio e naturalmente è necessario avere con sé qualcuno da gettare in aria. Un uomo o una donna di bassa statura si devono offrire volontari e devono bardarsi con armature paracolpi, caschi per proteggere la testa soprattutto. La tuta protettiva indossata è inoltre dotata di due maniglie, poste all'altezza dei fianchi. I concorrenti devono impugnare i nani dalle apposite prese e lanciarli il più lontano possibile. Accanto ai materassini si posizionano, per sicurezza, coloro che non sono in gara in quel momento, per evitare che a causa di un lancio mal riuscito qualcuno possa finire a terra.Il curioso gioco pare si stato inventato qualche decennio fa in Australia da lì si è diffuso un po' ovunque: in Canada, in Inghilterra, in Francia... E proprio a Windsor (Canada) al confine con lo stato di New York, si è tenuto a metà giugno il consueto campionato di questa specialità, questa volta tra roventi polemiche. Il ministro della Pubblica Sicurezza dell'Ontario, Bob Runciman, ha condannato il concorso e chiesto di cancellare la serata e ha aggiunto che già altrove, in Florida e in Francia per esempio, sono state approvate leggi che mettono al bando il lancio del nano. Il deputato Sandra Pupatello, numero due del partito Liberale all'opposizione, ha proposto un disegno di legge per bandire questa pratica dallo Stato dell'Ontario e chiesto al parlamento un'approvazione immediata. Il partito conservatore, attualmente al governo, ha tuttavia nicchiato, sostenendo di aver bisogno di tempo per valutare tutte le eventuali conseguenze. Il disegno di legge proposto prevede multe fino a 5mila dollari e sei mesi di reclusione per chiunque sia coinvolto nella pratica, nano, arbitro o lanciatore.Ma i diretti interessati che cosa ne pensano? Alto quattro piedi, poco più di un metro e venti, Tripod è il protagonista del campionato in Ontario: «Adoro questa disciplina, mi sento benissimo» dichiara dopo un'ora dall'inizio della gara, con in tutto 7 lanci sulla schiena e ancora 13 partecipanti in attesa. In Francia, invece, nel 2002 un decreto ha proibito di praticare questo "sport" e uno dei nani protagonisti della scena francese ha denunciato l'Eliseo per il provvedimento che lo ha privato del posto di lavoro. Il caso è finito addirittura sul tavolo della commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite. Inutile dire che Ginevra ha risposto picche e lui ha dovuto trovare un'altra occupazione.

Historia magistra est

Oltre ad essere svilita dai ben noti motivi, la vittoria dell’Inter s’inserisce nel contesto delle eccezioni anche per una ragione “storica”. Come la tradizione insegna, infatti, i campionati giocati nell’anno dopo i Mondiali o dopo una vittoria della nazionale italiana, hanno visto spesso come protagoniste squadre di medio-alta classifica, facendo sorgere il dibattito sullo stress provocato da queste grandi competizioni ai calciatori delle big che in queste occasioni hanno più volte arrancato. Ma veniamo ai fatti:
Campionato 1968-69, l’Italia ha appena vinto il suo primo Europeo e nella stagione successiva a trionfare è la Fiorentina, al suo secondo scudetto della storia dopo 13 anni di attesa. Secondo arriva al Cagliari, fino ad allora mai così in alto nella sua storia.
Campionato 1970-71, l’Italia è reduce dal secondo posto dei Mondiali in Messico. Lo scudetto viene vinto dall’Inter che per ripetersi dovrà attendere altri 9 anni
Campionato 1978-79, l’Italia gioca un gran Mondiale in terra argentina, lo scudetto è vinto dal Milan. Fin qui nulla di strano. Ma sapete chi arriva secondo? Il Perugia, e senza perdere neanche una partita. Quantomeno curioso.
Campionato 1982-83: l’Italia vince in Spagna il suo terzo Mondiale con una fantastica cavalcata. Il campionato è vinto dalla Roma, che per la seconda volta nella storia, dopo un’attesa lunga 41 anni si cuce il triangolino tricolore sul petto.
Campionato 1984-85: è l’anno degli Europei, l’Italia non li gioca perché non si qualifica. A trionfare è il Verona, al suo unico acuto della storia.
Campionato 1986-87: l’Italia esce agli Ottavi con la Francia nel secondo Mondiale Messicano. Lo scudetto è vinto dal Napoli, è il suo primo trionfo.
Campionato 1988-89: l’Italia esce in Semifinale con la Russia nell’Europeo in Germania. Chi vince in Italia? L’Inter, dopo altri 9 anni di attesa.
Campionato 1990-91: è l’anno delle notti magiche e dell’Italia di Schillaci che regala sogni ad un’intera nazione. Nella stagione successiva trionfa addirittura la Sampdoria, mai prima nella sua storia.
Campionato 1994-95: l’Italia è reduce dalla beffa ai rigori di Pasadena. Il tricolore va alla Juve dopo 9 lunghi anni, una delle attese più lunghe della sua storia. E’la prima Juve di Lippi e Del Piero. E Moggi.
Campionato 2006-07: l’Italia vince la sua quarta stella in Germania. Dopo 18 anni lo scudetto è vinto dall’Inter.
Come avete notato l’Inter, che negli ultimi 40 anni ha vinto 4 scudetti, ben 3 li ha conquistati in queste condizioni quantomeno anomale. Dunque, Mancini può tranquillamente togliersi gli assorbenti perché un ciclo non l’ha ancora mai avuto. Almeno fino all’anno prossimo.

Gol senza frontiere

Altro che Ronaldinho o Kaka, Cristiano Ronaldo o Messi, scarpe o pallono d'oro di ogni genere. Il bomber che entra nella storia è un ragazzotto cipriota che milita nella Serie C del suo campionato nazionale. Sedici reti in una sola partita: questo e' il ricco bottino di Panagiotis Pontikos, attaccante dell'Olympos Xylofagou che ha stracciato per 24-3 i piu' blasonati avversari del SEK Ayios Athanasios. L'impresa sembra non essere sfuggita agli occhi di Capitan Vecchione che ha già mosso le sue pedine (Andrea) per mettersi sulle tracce del misterioso giocatore dell'isola di Cipro

Blog

Dopo aver riempito con fiumi di bit i nostri blog, vorrei porre all’attenzione dei lettori una questione filosofica. Essi rientrano nella sfera della realtà o della fiction? In Italia, il termine fiction si applica prevalentemente ai prodotti televisivi e può essere definito come “un dispositivo narrativo dal momento che offre storie e personaggi, luoghi e ambienti all’interno di una scansione diacronica (talvolta anche sincronica) di una catena di eventi”. La serialità è l’elemento che caratterizza la fiction. Letteralmente il termine fiction si lega ai concetti di simulazione e finzione, e sembra contrapporsi a ciò che appartiene alla verità della vita. Tuttavia, considerare il concetto di finzione come tutto ciò che è falso ed ingannevole, è riduttivo e del tutto errato.
Da un’analisi più approfondita, emerge come nella lingua inglese tale concetto definisca tutte le opere d’immaginazione e di fantasia e che esso “deriva dal latino fingere che può rivestire il triplice significato di modellare, immaginare e simulare”. Inoltre, considerare come reale solamente ciò che esiste in natura non è più accettabile, come hanno dimostrato gli studi sull’importanza dei processi di costruzione della realtà. Infatti nella storia dell’umanità, dall’invenzione del linguaggio in poi, non vi è mai stata una distinzione netta ed irrevocabile tra realtà e finzione. Anzi, l’uomo ha da sempre ricercato la costruzione di un mondo parallelo a quello reale, espressione delle proprie interpretazioni del mondo reale.
Lo scopo di una fiction non è tanto quello di raccontare e riportare fedelmente la realtà, ma quello di far riferimento a mondi possibili, descrivendone almeno in parte la loro configurazione. Ciò accade, inevitabilmente, in ogni narrazione testuale, poiché è impossibile rappresentare un mondo nella completa totalità delle sue manifestazioni. In tale contesto, non è assolutamente necessaria una commistione tra il tempo del testo finzionale e quello del “tempo reale”, anzi è proprio a partire dal distacco tra queste due temporalità, che la fiction amplia le proprie potenzialità.Ed è proprio legando quest’ultimo concetto a quello esposto in precedenza sulla serialità come elemento caratterizzante della fiction, che ritengo che i blog appartengano esclusivamente alla sfera finzionale, in quanto, come la fiction, possono porsi come processi dinamici in grado di divenire elemento di costruzione sociale della realtà (per quella microsfera di lettori che lo seguono), dove ognuno può modellare ed immaginare la realtà a proprio piacimento. In base a questa visione, i testi prodotti sono “strutture aperte” che permettono al lettore di scegliere il percorso interpretativo che ritiene più adatto alle proprie aspettative, anche in contrapposizione agli intenti originari che l’autore voleva dare alla sua opera (ovvero, come il buon Davide sa, producendo una decodifica aberrante)

Lezione di Calcio

Ebbene sì, mai come questa volta questo termine è appropriato. Il Milan ha dato una vera e propria lezione di calcio al Manchester nella sfida disputata ieri sera a San Siro. Un Kaka stratosferico ha ridicolizzato, nel duello virtuale, Cristiano Ronaldo dimostrando quanto il portoghese debba ancora crescere, ma soprattutto come spesso accade le squadre italiane (il Milan su tutte) si sono dimostrate di gran lunga più serie e preparate nell'approccio alle sfide più delicate. Il Milan, con 8 italiani in campo (a differenza di altre squadre meneghine più argentine che italiche) ha rispolverato lo spirito che i giocatori avevano mostrato nell'ultima Coppa del Mondo ed Ancelotti ha centrato la terza finale in 5 anni, confermandi di essere il miglior allenatore italiano in circolazione. Oltre che nel risultato, la vittoria è stata schiacciante dal punto di vista tattico. Dove un Milan pur schierando una sola punta, ha potuto contare sulla supremazia di un centrocampo stellare che ha annichilito gli avversari mai entrati in partita. Oltre a Kaka e Seedorf, autori dei gol decisivi, splendidi sono stati Pirlo ma soprattutto Gattuso ed Ambrosini. I due maratoneti rossoneri non hanno concesso un millimetro a Cristiano Ronaldo, Scholes e Giggs, facendo sorgere molti dubbi sulle reali qualità di questi ultimi, cosa che ovviamente non può essere messa in discussione per una sola partita sbagliata. Il Manchester che tutti avevano dato per squadra di extraterrestri, dopo la roboante ed umiliante vittoria contro la Roma, si è sciolto come neve al sole ai colpi di spada e fioretto dei milanisti, mettendo in luce tutti i suoi limiti in trasferta (vedi sconfitte contro Celtic, Cophenaghen e Roma), mentre il Milan si è confermata l'unica squadra italiana competitiva in Europa, specie se si paragona il numero di scudeti vinti con le finali di Champions conquistate, un rapporto assai più positivo di squadre che hanno vinto di più in Italia ma che in Europa hanno spesso miseramente fallito.

Accanimento umano

Guardate questo povero tassista cosa subisce dagli inviati delle Iene in un' esilarante parodia di Tutti contro Uno.

IL VIDEO